Hoffmann ha tenuto per decenni Corsi di Training Autogeno, prima come giovane medico tra i prigionieri di guerra negli USA, poi nella pratica privata.

Ha privilegiato i Training Autogeno in Gruppo di modo che i partecipanti avessero la possibilità di riferire le difficoltà o i buoni successi e potessero comunicare sensazioni o fare domande comuni a tutti i partecipanti.

Hoffmann parla di sedute di Gruppo di un ora e mezza. L’apprendimento avviene, come sempre, a “piccoli stadi”. Gli Esercizi Inferiori sono i classici 12. Hoffmann, a differenza di Schultz, affianca alle parole relative alla Pesantezza o al Calore delle “Immagini” di Pesantezza e di Calore.

Training Autogeno: quando cominciare?

Hoffmann era solito dire “…quando si cade nell’acqua è proprio il momento meno adatto per imparare a nuotare….”  Egli suggeriva di apprendere il Training Autogeno nei “periodi di salute” per averlo a disposizione in quelli “di malattia”. Nasce così il concetto di “Prevenzione”.

Il Training Autogeno si può imparare da soli?

Hoffmann riferisce che imparare il Training Autogeno dai libri è improbabile che porti a risultati positivi e si possono fare errori durante il processo di apprendimento. Egli ripeteva che “…prima della terapia gli Dei hanno posto la diagnosi…” quindi è importante che il terapeuta abbia un colloquio clinico con ogni soggetto che vuole apprendere il T.A per costruire uno o più Gruppi di apprendimento della tecnica.

Training Autogeno: Campi di Applicazione

Hoffmann nel suo libro: Manuale di Training Autogeno (ed. Astrolabio) menziona diversi campi di applicazione di questa tecnica che ha dato risultati confortanti negli stati d’ansia, insonnia, nello sport e nello studio perché incide positivamente sull’attenzione, sulla concentrazione e di conseguenza sulla memoria, nella cefalea da tensione/bruxismo, nell’ipertensione, nel favorire un positivo adattamento alle difficoltà anche in ambito lavorativo, nei sintomi dello stress descritti da Selye. Il T.A. è stato utilizzato, inoltre, nella gestione del dolore e più in generale in psicosomatica. Una caratteristica dei pazienti psicosomatici, secondo Hoffmann, è la scarsa percezione dei propri conflitti. Egli utilizza la combinazione: “psicoterapia e training autogeno”.