Deterioramento cognitivo e riabilitazione dei deficit cognitivi

Studi recenti hanno mostrato come il deterioramento cognitivo sia una caratteristica centrale della schizofrenia; i deficit sarebbero causati non da aspetti collaterali del disturbo ma dalla malattia stessa (Fioravanti et al., 2005; Green&Nuechterlein,1999; Elvevag&Golberg,2000).  Questo ha imposto la necessità di ricercare una metodologia per la riabilitazione dei deficit cognitivi. Una procedura in grado di incidere sulle funzioni cognitive deficitarie nell’ambito di trattamenti complessi integrati. Metodologia possibilmente standardizzata, quindi ripetibile nel tempo, esportabile in diversi gruppi di lavoro e, cosa importante, i cui esiti fossero misurabili secondo parametri cognitivi analizzati.

Cognitive Remediation

Gli esercizi di  “Cognitive Remediation”, si prefiggono di aiutare il soggetto a sviluppare le abilità cognitive, l’intelligenza sociale, e la meta cognizione, funzioni molto importanti in diversi settori della vita quotidiana. In base al tipo di approccio utilizzato possiamo distinguere: “Restorative Programs”: il cui obiettivo è quello di ripristinare o di migliorare le abilità cognitive compromesse utilizzando esercizi mirati alle funzioni “target” come per esempio: “Cognitive Remediation Therapy” (CRT);  “Integrated Psychological Therapy for Schizophrenia” (IPT) che tratteremo qui di seguito; “The Newcastle Programs”, “Neuropsychological Educational Approach to Rehabilitation”(NEAR).

Compensatory Programs

I “Compensatory Programs”: si prefiggono di superare o di aggirare il deficit cognitivo avvalendosi delle abilità cognitive rimaste intatte e di supporti ambientali e protesici che consentono di recuperare un livello di qualità di vita accettabile come per esempio: “Errorless Learning” (EL), “Cognitive Adaptation Training”(CAT) ed i “Programmi Computerizzati”: che consentono di modificare il grado di difficoltà in base al soggetto e forniscono un feedback immediato come per esempio: “Gradior” , “ReaChom”, CogPack”. Il “Metodo IPT”:Integrated Psychological Therapy for Schizophrenic Patients” (Brenner et al. 1994) fu progettato e collaudato sul campo nella Clinica Psichiatrica dell’Istituto Centrale per le Malattie Mentali di Mannheim (Germania); revisionato ed ampliato sia nella Clinica Psichiatrica di Berna  sia nella Clinica Psichiatrica di Munsterling. L’aspetto riabilitativo strettamente cognitivo, fu integrato con quello sociale,  comportamentale e farmacologico.

Il metodo IPT di Brenner in Italia

Il “Metodo IPT” elaborato ed adattato all’utenza Italiana dallo stesso Brenner in collaborazione con Antonio Vita (IClinica Psichiatrica Università degli Studi-Milano) e Giordano Invernizzi (Direttore IClinica Psichiatrica-Milano) fu introdotto dallo stesso A.Vita in Italia nei primi anni ’90 con il nome di “Terapia Psicologica Integrata – IPT”. Il “Metodo IPT” è formato da 5 Sottoprogrammi. 1°-2°-3° mirano ad incidere sulle funzioni cognitive di base (IPT-Cog) ovvero sulla capacità di concentrazione, acquisizione di concetti, pensiero astratto, capacità di dirigere l’attenzione verso il mondo circostante distinguendo “stimoli rilevanti” da “stimoli irrilevanti”, capacità di organizzare i pensieri fornendoli di senso compiuto per arrivare a costruire schemi logici.  Il 4°-5° incidono sulle disabilità sociali e comportamentali (Role Play e Problem Solving).

Autori:

Adriana Borriello et al.: “La Riabilitazione dei Deficit Cognitivi nel Giovane all’Esordio”. Cap. 16 del libro: Interventi Precoci nelle Psicosi; Roma: Alpes Ed.2013 (a cura di R.Popolo, A.Balbi, G.Vinci)